La tassa sulle bibite zuccherate è rinviata, per ora. Ma insegna come spesso una buona intenzione finisca per colpire aziende, lavoratori e gli stessi consumatori se non si tiene conto della realtà. Così, per paradosso, la tassa avrebbe messo in difficoltà 5mila addetti di un settore che da solo sta già cambiando pelle da parecchio tempo.

 

Le intenzioni? Buonissime. In un Occidente che vede sempre più spesso cittadini ammalarsi per diabete e per eccesso di calorie perché non intervenire per impedire malattie (e costi) sempre più crescenti?

Fin qui tutto bene ma poi quando si arriva alla pratica i paradossi sono dietro l’angolo. La Sugar Tax sulle bibite dolci è un esempio di come un meccanismo possa alla fine creare difficoltà a tutti, aziende, lavoratori e gli stessi consumatori.

Tanto che il rinvio della tassa porta a un grande sospiro di sollievo per i 5mila addetti del settore senza contare le eventuali pesanti reazioni a catena sulla filiera agricola che fornisce materie prime. Un settore – quello agricolo correlato allo zucchero – già ridotto ai minimi termini negli anni e che spingerebbe del tutto l’Italia a dipendere dall’estero.
E i rincari alla fine della catena peserebbero anche sui consumatori stessi, la contrazione porterebbe dall’altra un crollo delle entrate Iva allo Stato.
Forse sarebbe il caso di lavorare con delle campagne di educazione alimentare, la Sugar Max sembra solo una scorciatoia con tanti effetti collaterali.