“Bisogna prevedere l’introduzione di una excess profit tax, una tassa sui profitti in eccesso, per quelle aziende, in particolare multinazionali, che hanno tratto dei vantaggi economici dalla pandemia: non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di efficacia del sistema economico”.
A rilanciare la proposta è il Segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che si affida anche a uno studio realizzato in collaborazione con l’istituto di ricerca europeo, Eures, per sottolinearne l’opportunità e la fattibilità.
“Quella della tassazione sui profitti in eccesso - prosegue il leader della Uil - non sarebbe affatto una novità: fu programmata negli Stati Uniti d’America già nel 1917 e anche Keynes ne fu uno dei fautori. Oggi, la pandemia ha allargato le diseguaglianze e se molte realtà produttive sono sprofondate in una crisi piena e, a volte, irreversibile, altre invece hanno tratto vantaggi economici, anche molto rilevanti, da questa situazione. Le cosiddette Big Pharma o alcune imprese della logistica e dei servizi, ad esempio, hanno accumulato consistenti guadagni. È giusto, dunque - ha sottolineato Bombardieri - prevedere un’aliquota aggiuntiva su questo surplus di profitti: i proventi di tale gettito fiscale dovrebbero essere messi a disposizione come investimenti per il rilancio della produzione e dell’economia e per contribuire a ridurre le diseguaglianze”.
Bombardieri, poi, ha fatto riferimento ad alcuni dati di carattere generale. “Insieme all’Eures - ha sottolineato il leader della Uil - stiamo studiando quale possa essere il ritorno fiscale di una tale tassa. Nel frattempo, però, abbiamo anche verificato che la fiscalità d’impresa in Italia è assolutamente in linea con la media europea e internazionale. Nel 2020, infatti, i redditi di impresa in Italia risultano tassati con un’aliquota del 27,8% in linea sia con la media dei Paesi UE27, pari al 26,5%, sia con le aliquote applicate in Giappone, Canada e Usa. Inoltre, abbiamo riscontrato che, negli ultimi 25 anni, la tassazione sulle imprese si è dimezzata sia in Italia (dal 53,2% al 27,8%) sia nell’UE. Soprattutto, però - ha rimarcato Bombardieri - abbiamo rilevato che il “peso” delle imposte sui redditi delle imprese, nel 2018, si è attestato ad appena il 4,5% del totale delle entrate nazionali fiscali e contributive. Ammonta invece al 25,6% il “peso” delle imposte sui redditi delle famiglie. Molti altri dati si evincono da questo studio, ma - sia chiaro - non è assolutamente nostra intenzione proporre, in questa fase di crisi, un incremento della tassazione sulle imprese: tutt’altro. Noi pensiamo, semplicemente - ha concluso il leader della Uil - che un provvedimento del genere debba riguardare solo chi ha tratto ampio profitto dalla pandemia e, contestualmente, debba porsi l’obiettivo di favorire chi, invece, ne è rimasto travolto”.